☭    "Non è difficile essere rivoluzionari quando la rivoluzione è già scoppiata e divampa... È cosa molto più difficile - e molto più preziosa - sapere essere rivoluzionari quando non esistono ancora le condizioni per una lotta diretta, aperta, effettivamente di massa, effettivamente rivoluzionaria; saper propugnare gli interessi della rivoluzione (con la propaganda, con l'agitazione, con l'organizzazione) nelle istituzioni non rivoluzionare, sovente addirittura reazionarie, in un ambiente non rivoluzionario, fra una massa incapace di comprendere subito la necessità del metodo rivoluzionario di azione"     ☭    




Referendum sulla costituzione


Votare o non votare, è questo il problema?


La Costituzione italiana viene da molti definita la "piú bella al mondo" e forse, tra quelle degli Stati democratico borghesi, potrebbe anche essere vero perché in essa, piú che in quelle di altri Paesi, sono racchiusi, in quantità superiore, concetti tutelanti le classi proletarie e meno abbienti.
Si tratta, peró, di una Costituzione interclassista frutto di un compromesso tra il partito comunista (all’epoca espressione di vaste masse popolari e proletarie) e gli altri partiti borghesi; un compromesso che, come ogni altro compromesso, prevede la rinuncia di una parte o dell’altra, ad alcuni principi o veti che potrebbero incrinare ogni accordo.
La Costituzione italiana "nata dalla Resistenza" é stata pianificata già alcuni anni prima della Liberazione dai nazifascismi ed in particolare a partire (2 marzo 1944) dalla cosí detta "svolta di Salerno" durante la quale Togliatti, a capo del partito comunista italiano, si accordó con monarchici e borghesia per l’ingresso dei comunisti nel governo Badoglio e per la gestione del dopoguerra malgrado il Komintern presieduto dal compagno Stalin, avesse ordinato ai partiti comunisti impegnati nella Resistenza nei vari Paesi occupati dai nazifascisti, di trasformare la guerra di liberazione in guerra rivoluzionaria per l’instaurazione del socialismo (vedere "Il piano inclinato" di Salvatore Solano, Saverio Mosca Editore ). Alla luce del carattere interclassista (e quindi non rivoluzionario) della Costituzione italiana, possiamo affermare che essa non ci rappresenta e che comunque, i suoi articoli piú o meno a difesa delle masse popolari proletarie, seppur sanciti al suo interno, non sono mai stati applicati da nessun governo succedutosi in decenni di legislature democratiche borghesi, anzi! Malgrado ció, nei decenni del dopoguerra gli appelli in difesa della carta costituzionale contro i tentativi di stravolgimento e modifica di tale documento, si sono susseguiti ed hanno fatto breccia anche nel cuore e nelle menti dei comunisti (intendiamo con questo termine i rivoluzionari o i sedicenti tali) inserendo tali mobilitazioni nella loro agenda tattica contro il rischio di "derive autoritarie" tutelanti gli esclusivi interessi della borghesia. In questo senso ŕ necessario ricordare che nell’applicare la Costituzione italiana, malgrado vi siano in essa, come già accennato, alcuni articoli "illuminati" a favore dei ceti proletari, hanno sempre prevalso, se non in alcuni casi isolati e grazie ad un espediente legislativo o ad un altro, le ragioni delle classi borghesi e non certo quelle del proletariato.
Abbiamo cercato di dedicare alla Costituzione italiana alcuni spunti di riflessione alla luce del prossimo referendum del 4 dicembre che chiamerà gli elettori ad esprimersi sulle modifiche costituzionali votate dal Parlamento ed in particolare sull’abolizione del Senato che si vuol sostituire con una camera di politici eletti presso le varie sedi regionali del nostro Paese. La "riforma" promossa dalle forze dell’attuale governo e contrastata dalle opposizioni tutte, viene spacciata dai suoi relatori, come l’imperdibile occasione di eliminare o ridurre drasticamente i costi della politica e di abbattere la burocrazia snellendone le fasi consultive e rendendole immediatamente decisionali.
Perché queste modifiche? Perché proprio in questo periodo storico? Per quale motivo non sono state votate prima? A chi gioverebbero? Come cambierebbe il nostro Paese dal punto di vista della democrazia borghese? Chi ne farebbe le spese?
Queste sono alcune domande che ci pare necessario porci per comprendere al meglio il peso "storico" dell’operazione politica in corso.
Se sino a qualche anno fa era impensabile mettere mani alla carta costituzionale considerata un dogma indiscutibile, oggi, con l’avanzare della crisi del sistema capitalistico e le conseguenze che questa crisi determina in termini economici, sociali, geopolitici e bellici, le modifiche costituzionali si affacciano prepotentemente sulla scena politica coinvolgendo tutti gli ambiti della società.
La borghesia imperialista ha necessità di sveltire le pratiche necessarie alla sopravvivenza del sistema che ne garantisce l’esistenza, pratiche che, come storicamente provato in regimi di crisi sistemiche, si mostrano in tutta la loro capacità vessatoria e distruttiva e di cui a farne le spese saranno come sempre in questi casi, i ceti proletari delle masse popolari.
Il pugno di parassiti che determina le sorti delle masse popolari nel nostro Paese utilizzando i suoi servi della politica, della Magistratura, delle forze di polizia e delle forze armate, ha la necessità di garantirsi mano libera e legittimazione attraverso il consenso popolare estorto a tutte le tornate elettorali anche grazie alla carta costituzionale "nata dalla Resistenza" che determina, nero su bianco, le regole politiche e sociali sulle quali si fonda la nostra società.
Per questo si rendono necessarie modifiche sostanziali delle regole suddette che permettano alla borghesia imperialista di operare con il consenso estorto al popolo ed ottenuto con raggiri e truffe di ogni genere utilizzando anche quella carta costituzionale che in teoria dovrebbe tutelarci, la Costituzione " piú bella del mondo".
Detto questo, recarsi o no alle urne per il referendum sulla Costituzione? Continuare a far finta di credere nella democrazia borghese che permetterebbe al "popolino" di decidere del proprio futuro oppure negarsi, come abbiamo sempre fatto in maniera attiva al gioco truffaldino della borghesia?
Certo, questo referendum rientra nel gioco mistificatorio della borghesia come del resto le stesse elezioni politiche od amministrative che siano; su questo non abbiamo alcun dubbio. Come non abbiamo alcun dubbio che questo referendum, peró, ha un carattere politico importante e non si tratta soltanto di decidere su questioni tecniche. Si tratta invece di un referendum sul Governo come del resto anche lo stesso Renzi, per poi smentirlo qualche tempo dopo per motivi di opportunità, ha dichiarato: "se perdo sul referendum lascio la politica", in sostanza cadrebbe il Governo PD-Berlusconi-Verdini ed altri. La caduta o l’indebolimento del governo Renzi creerebbe scompiglio e disorientamento in quella parte di borghesia che, per avere mano libera e attuare il suo piano di soprafazione, ritiene di avere bisogno della legittimazione popolare e quindi sarebbe costretta a far gettare definitivamente (se ce ne fosse ancora bisogno) la maschera democratica ai suoi servi i quali dovranno, in tal caso, violare pubblicamente le loro stesse regole.
Uno scenario positivo per chi, come noi comunisti, ha da sempre mostrato la vera faccia del nemico smascherandolo ed indicandolo dietro la sua apparenza democratica. Anche per questo é necessario "prestarci al gioco" ed andare alle urne votando NO. Non ci interessa difendere la Costituzione borghese perché l’unica Costituzione che ci piace é quella dei SOVIET! Il nostro NO é contro il piano mistificatorio della borghesia, un NO per indebolirla smascherando i suoi servi.







Antono Gramsci:Alcuni temi della quistione meridionale

Come si legge in 2000 pagine, cit., il manoscritto andò smarrito nei giorni dell'arresto di Gramsci e fu ritrovato da Camilla Ravera tra le carte che Gramsci abbandonò nell'abitazione di via Morgagni.
Il saggio fu pubblicato nel gennaio 1930 a Parigi nella rivista Stato Operaio, con una nota in cui è detto: «Lo scritto non è completo e probabilmente sarebbe stato ancora ritoccato dall'autore, qua e là. Lo riproduciamo senza alcuna correzione, come il migliore documento di un pensiero politico comunista, incomparabilmente profondo, forte, originale, ricco degli sviluppi piú ampi. ».




Questione elettorale borghese

Per un altro spunto (se ce ne fosse ancora bisogno) sulla questione elettorale borghese

Necessità di una preparazione ideologica di massa

di Antonio Gramsci , scritto nel maggio del 1925, pubblicato in Lo Stato operaio del marzo-aprile 1931. Introduzione al primo corso della scuola interna di partito




La legislazione comunista

Articolo apparso su L'Ordine nuovo anno II n.10 del 17 luglio 1920 a firma Caesar

Antonio Gramsci : Il Partito Comunista

Articolo non firmato, L’Ordine Nuovo, 4 settembre e 9 ottobre 1920.




Antonio Gramsci - Riformismo e lotta di classe

(l'Unità, 16 marzo 1926, anno 3, n. 64, articolo non firmato)




Antonio Gramsci : La funzione del riformismo in Italia

(l’Unità, 5 febbraio 1925, anno 2, n. 27, articolo non firmato)




Referendum sulla costituzione

Votare o non votare, è questo il problema?

Lettera di un operaio FIAT di Torino

" FCA, la fabbrica modello "

Elezioni borghesi: un espediente per simulare il consenso popolare!

Lo scorso 19 giugno, con i ballottaggi, si sono consumate le ennesime elezioni previste dal sistema democratico borghese. Si trattava di elezioni amministrative ma di alto significato politico nazionale.