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Qualcuno era comunista
Nel 1905 , l'ondata di scioperi spontanei che investì la Russia portò al formarsi di un organismo stabile tra i vari comitati, rappresentativo di molte fabbriche : erano i primi consigli dei deputati degli operai, i Soviet.
Il 25 ottobre 1917 il II Congresso Panrusso dei Soviet proclamò che in Russia il potere era passato nelle mani dei Soviet degli Operai, dei Soldati e dei Contadini.
La sera del 26 ottobre 1917 nella seconda e ultima riunione del Congresso furono adottati i decreti sulla pace e sulla terra, e fu approvata la composizione del Consiglio dei Commissari del Popolo, comunemente noto come Sovnarkom - il primo governo degli operai e dei contadini.
Nel marzo 1919 nasce a Mosca il Comintern (internazionale comunista) con lo scopo di sostenere il governo sovietico, favorire la formazione di partiti comunisti in tutto il mondo e diffondere la rivoluzione a livello internazionale.
Il 21 gennaio 1921 nasce a Livorno il Partito Comunista d'Italia (sezione italiana della Terza Internazionale, Comintern).
Il Partito Comunista d'Italia si poneva come obiettivo l'abbattimento dello Stato borghese e l'instaurazione di una dittatura del proletariato attraverso i Consigli degli operai e dei contadini, sull'esempio dei bolscevichi russi di Lenin.
Fu guidato da Gramsci dal 1924 al 1927 a cui seguì Togliatti sino al 1964.
*”Gramsci Egli fu un grande, la Terza Internazionale, alla sua morte inviò un messaggio che Gerratana, “curatore” dei Quaderni del Carcere, nelle note biografiche che precedono i quattro volumi, ha vergognosamente omesso di pubblicare:
«La classe operaia italiana e il proletariato mondiale perdono nella persona di Gramsci uno dei loro migliori capi, uno dei migliori rappresentanti della generazione dei bolscevichi educata nelle file dell’Internazionale Comunista». “
*”E in effetti Gramsci è stato un autentico bolscevico, profondo pensatore rivoluzionario, antdogmatico, per niente dottrinario, pronto a capire, in sintonia con la classe operaia italiana, che la disfatta dello zarismo sarebbe evoluta in rivoluzione operaia, socialista. Sapeva che nel Partito Socialista Italiano c’era del marcio e per questo fu il suo più duro e intransigente critico. “
*”Togliatti, con la sua «via nuova di accostamento al socialismo» ha creato tutte le premesse ideologiche, teoriche e politiche della liquidazione del partito comunista nel nostro paese, quindi è opportuno ricordare che egli, nella prima guerra mondiale fece una scelta di destra, fu un interventista (ciò che è ancora più grave se si pensa che il suo partito, il Psi, non aderì alla guerra)”
*”In Italia si ebbero scoppi insurrezionali di operai delle industrie avvenuti in diverse città e che si riverberarono anche nell’esercito al fronte. Nell’agosto del 1917, sei mesi dopo la rivolu- zione che abbatté lo zarismo in Russia, gli operai di Torino insorsero, erano armati di fucili, granate e mitragliatrici: furono cinque giorni di combattimenti sulle barricate e delegazioni operaie andava- no a chiedere direttive (che non giungevano) alla Camera del Lavo- ro. Vennero eroicamente respinti tutti gli attacchi delle truppe e della polizia e un reparto di alpini che ebbe l’ordine di sparare fraternizzò con gli insorti e consegnò loro i fucili. Ma tale rivolta armata spontanea non ebbe una guida, anzi, da essa i capi riformisti del Psi si ritrassero, terrorizzati dalla violenza rivoluzionaria, per cui, alla fine, come sempre accade quando i capi tradiscono le masse insorte, trionfò la reazione borghese e la vendetta fu feroce e spietata: 500 operai uccisi, centinaia di altri furono arrestati e picchiati a sangue, altre centinaia mandati al fronte per punizione.”
*”Nell’immediato primo dopoguerra si ebbero moti insurrezionali in molte città italiane contro il caro-vita: «Ricorda Antonio Oberti, allora operaio dell’Ansaldo di Torino, e segretario politico di una casa del popolo di rione: “gli esercenti venivano a portarci le chiavi dei loro negozi, riconoscendo nelle organizzazioni proletarie la fonte di un nuovo potere”» Nel giugno del 1920 racconta Giacomini citando uno storico del movimento operaio delle Marche un reggimento di bersaglieri che doveva imbarcarsi per raggiungere il corpo di spedizione italiano a Valona, si ammutinò, i bersaglieri arrestarono gli ufficiali ed ebbero la immediata solidarietà degli operai che proclamarono lo sciopero cittadino. Il governo Giolitti inviò ingenti forze di repres- sione che accerchiarono e bombardarono la città da terra e da mare. Il moto di solidarietà con i soldati si estese a varie località delle Marche e dell’Umbria. E anche in questa occasione, di fronte a eventi di tale portata rivoluzionaria, il partito socialista e i sindacati si vantarono di essere riusciti a spegnere il fuoco.”
*”L’Ordine nuovo di Gramsci svolse un ruolo decisivo in quello che è passato alla storia con il nome di Biennio Rosso. Questa grande pagina della storia del proletariato industriale del nostro paese è raccontata da Giacomini15. Tutto iniziò nel luglio del 1920 come ver- tenza sindacale per adeguare i salari al costo della vita. I padroni non volevano sborsare neanche una lira; i sindacati, per l’atteggiamento oltranzista della controparte furono costretti a rompere le trattative e decisero, come forma di lotta, l’ostruzionismo, ossia rallentare la produzione diminuendo i ritmi di lavoro. Gli operai si pronunciarono anche per l’occupazione delle fabbriche per prevenire la serrata da parte degli industriali. L’ipotesi di uno sciopero generale chiesto a gran voce fu decisamente scartata da parte dei dirigenti della CGL e del Psi i quali temevano tale forma di lotta a seguito dei fatti di Ancona. “
*”In quei giorni di fuoco si riunì a Milano la Direzione del Psi e i vertici sindacali: partecipò, inviato da Torino, Togliatti, il quale operando un ignominioso voltafaccia rispetto a quanto si era deciso nella sezione torinese, si accoda alle decisioni della destra sostenendo che «se si tratta di uscire dagli sta- bilimenti per fare la lotta nelle strade dopo dieci minuti noi siamo finiti» e che «lo schiacciamento del proletariato, in caso di insurrezione era da ritenersi sicuro»1. Per mettere in rilievo le posizioni di- sfattiste di Togliatti citiamo un telegramma che a quella riunione milanese inviarono gli operai di Torino: «Operai Fiat centro intendono solo trattare al patto che si abolisca la classe dominante e sfruttatrice, altrimenti immediata guerra fino a completa vittoria». Anche questa volta prevalse, ai vertici del Psi e della CGL la micidiale linea capitolazionista che equivalse ad affossare definitivamente la rivoluzione. “
*”Come è possibile dire che Gramsci, il capo più eminente dei marxisti leninisti italiani, temuto dai vertici del Psi e dalla reazione, una volta caduto nelle mani dei carnefici fascisti e totalmente isolato dal mondo, sia divenuto il maestro e l’ispiratore di Togliatti? “
*”Togliatti opera un vero e proprio rinnegamento delle prime esperienze del Pcd’I nato a Livorno»1. Già a partire dalla definizione che Togliatti dà del Pcd’I di Livorno si comprende come egli voglia nasconderne la vera natura rivoluzionaria e antagonista alla società borghese, per accreditarlo come un partito che «è riuscito ad inserirsi (!!) pienamente (!!) nella vita democratica (!!) del paese come forza autonoma, vitale insopprimibile” Che cosa ha a che vedere questa ridicola definizione con il Partito di Gramsci? Nulla. Il Partito che nacque a Livorno scriveva all’art.1 del suo statuto: “Il proletariato non può infrangere né modificare il sistema dei rapporti capitalistici di produzione da cui deriva il suo sfruttamento, senza l’abbattimento violento del potere borghese (.....) Dopo l’abbattimento del potere borghese, il proletariato non può organizzarsi in classe dominante che con la distruzione dell’apparato statale borghese e con la instaurazione della propria dittatura, ossia basando le rappresentanze elettive dello Stato sulla classe produttiva ed escludendo da ogni diritto politico la classe borghese». Quindi un Partito che parla questo linguaggio, lungi dall’inserirsi pienamente nella cosiddetta vita democratica (come dice Togliatti), intendeva abolirla questa vita democratica per soppiantarla definitivamente e sostituirla con un’altra vita e con un’altra democrazia. Quanto poi al carattere di forza auto- noma, vitale e insopprimibile del Partito di Livorno, sono stati proprio gli epigoni togliattiani che, alla fine di una parabola, si sono autosoppressi come partito comunista. “
Togliatti, con la sua «via nuova di accostamento al socialismo» ha creato tutte le premesse ideologiche, teoriche e politiche della liquidazione del partito comunista nel nostro paese.
Come cantava Gaber “qualcuno era comunista” ma lo era veramente o era solo “contro” , avevano fatta loro la menzogna su Stalin di Krusciev, piccolo borghesi che nulla sapevano di Marx o di Lenin , che confondevano la lotta di classe con l'estremismo.
Berlinguer dopo la caduta del fascismo in Portogallo non si schiero' col PCP che voleva attuare il socialismo ma con Soares il socialista europeista.
Poi la bolognina , il rinnegare il comunismo , il creare uno pseudo partito comunista guidato da revisionisti e antirivoluzionari, che addirittura si moltiplicherà portando solo la dispersione e la definitiva emarginazione del movimento comunista nel nostro paese .
Chiudiamo con una citazione del compagno Enver Hoxha :
“Durante la seconda guerra mondiale erano venuti a crearsi in Europa molti
fattori positivi che rendevano possibile e indispensabile la trasformazione
della lotta antifascista in una profonda rivoluzione popolare. Il fascismo
aveva soppresso non solo l’indipendenza nazionale dei paesi occupati, ma anche
tutte le libertà democratiche, aveva sepolto anche la stessa democrazia
borghese. La lotta contro il fascismo doveva essere quindi non solo una lotta
per la liberazione nazionale, ma anche una lotta per la difesa e lo sviluppo
della democrazia. I partiti comunisti dovevano mirare a collegare questi due
obiettivi con la lotta per il socialismo.
Nei paesi dell’Europa Centrale e Sudorientale i partiti comunisti seppero
connettere i compiti della lotta per l’indipendenza e la democrazia con la
lotta per il socialismo. Essi elaborarono ed applicarono una politica che portò
all’instaurazione dei regimi di nuova democrazia popo lare. D’altro canto, i
partiti dell’Europa occidentale non seppero approfittare delle favorevoli
situazioni create dalla seconda guerra mondiale e dalla vittoria sul fascismo.
Ciò dimostrava che essi non avevano compreso né applicato a dovere gli
orientamenti del VII congresso dell’Internazionale comunista. Questo congresso
raccomandava ai partiti di creare in determinate condizioni, pur opponendosi al
fascismo e combattendolo, le possibilità per la formazione di governi di un
fronte unico che sarebbero stati completamente diversi dai governi
socialdemocratici. Essi sarebbero serviti per passare dalla fase della lotta
contro il fascismo alla fase della lotta per la democrazia e il socialismo. Ma
in Francia e in Italia non portò alla formazione di governi del tipo richiesto
dal Comintern. Dopo la fine della guerra in questi paesi vennero al potere
governi di tipo borghese. La partecipazione dei comunisti a questi governi non
mutò il loro carattere.” (E. Hoxha, L’eurocomunismo è anticomunismo, 1980,
Tirana)
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tratto da “Contro il revisionista Togliatti” di Amedeo Curatoli
Redazione Aurora Proletaria