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SOLIDARIETA' DI CLASSE
05/11/2016
“Autorizzazione negata perché in città ci sono autorità di governo, c’è Renzi e i ministri” è stata la risposta della questura di Firenze agli organizzatori della manifestazione “Firenze dice no”. Si tratta della giornata in cui i renziani del PD si riuniscono alla Leopolda per dare luogo alla loro ridicola Kermesse che durerà due giorni. Come previsto (programmato) dalla Questura, gli sbirri hanno così caricato duramente i manifestanti che, a Firenze, hanno risposto picche alle disposizioni questurine per muovere in corteo verso il luogo della Leopolda. I cani da guardia di Renzi e complici, hanno però trovato una diffusa resistenza alle cariche e in un primo momento sono stati costretti ad indietreggiare per poi, anche a causa dell'ancor ridotto livello organizzativo della piazza, hanno ripreso il relativo controllo della situazione promettendo, per bocca dei pennivendoli di regime, indagini postume approfondite per stabilire le responsabilità individuali di ogni manifestante ripreso da telecamere e da macchine fotografiche.
Insomma, la disposizione della Questura di Firenze e le programmate cariche di polizia, rientrano nella strategia delle forze della repressione al servizio dei potenti di turno e dei loro servi della politica. Il divieto di manifestare, le cariche, i fermi, gli arresti, le disposizioni restrittive, i processi e le condanne, sono ormai esplicitamente parte del sistema di governo democratico borghese che non si pone nemmeno più il problema di mostrare apertamente il suo truce e criminale volto a fronte del procedere della crisi del loro sistema e a fronte delle conseguenti manifestazioni di ribellione popolare contro i suoi soprusi e le sue vessazioni. Non è certo la Turchia ma i passi mossi dalla borghesia imperialista nostrana per mano dei suoi burattini della politica, vanno allegramente, con le dovute diversificazioni, verso il consolidamento di un regime che alla Turchia non avrebbe nulla da invidiare se non l'occasione di un finto colpo di Stato per fare definitivamente piazza pulita degli oppositori.
La strategia degli organi repressivi nostrani è molto chiara: SCORAGGIARE, DISARTICOLARE E SOPPRIMERE LA SOLIDARIETA' TRA PROLETARI IN LOTTA (SOLIDARIETA' DI CLASSE) ATTRAVERSO LA VIOLENZA, LE INCARCERAZIONI E I DECRETI RESTRITTIVI INDIVIDUALI O AD AMPIO RAGGIO. Insomma, attraverso il terrorismo di Stato! Non è certo la Turchia ma... Questa analisi ci potrebbe aiutare a comprendere quanto la borghesia nostrana abbia, oggi più che mai, il terrore che possa rafforzarsi la solidarietà di classe costruita ed espressa, in primo luogo, proprio nel fuoco della lotta che deve assumere pratiche autonome dal comune criterio dettato dalla borghesia, dalle regole del sistema borghese e dallo stesso codice penale. In passato, durante il lungo ed appassionato periodo di quella che dagli anni 70 fino alla metà degli anni 80 era una vera e propria guerra civile tra le Brigate Rosse e lo Stato borghese, la solidarietà di classe diffusa ed articolata, rappresentava uno dei punti di forza del movimento armato. La Storia è Storia ed essa ci racconta che i cani da guardia della borghesia, compresero ben presto che per assestare colpi decisivi alla lotta armata, avrebbero dovuto scardinare la diffusa solidarietà di classe attorno e all'interno del movimento. Per raggiungere questo scopo la controrivoluzione utilizzò ogni mezzo necessario: rastrellamenti, fermi ed arresti di massa, torture, isolamento; pentitismo e dissociazione fecero il resto. Sul fronte politico borghese invece, quando non si mostravano sufficienti le intimidazioni poliziesche, la borghesia di sinistra (PCI e CGIL in testa) si adoperò, utilizzando i limiti e le debolezze espresse dal movimento armato, in una campagna denigratoria ed infamante al fine di isolarlo dalle masse proletarie e in particolare dalla classe operaia.
Anche questo racconto della Storia dovrebbe metterci in guardia sull'essenziale contributo della solidarietà di classe al movimento rivoluzionario; una solidarietà che deve necessariamente superare la concezione borghese che sancisce le differenze tra “compagni buoni e compagni cattivi” e che definirebbe “giusti o sbagliati” “legittimi o illegittimi” i provvedimenti di polizia e giudiziari contro quelli che la sinistra borghese definirebbe “compagni che sbagliano” lanciando sassi o imbracciando le armi.
(Redazione di Aurora proletaria)