☭    "Non è difficile essere rivoluzionari quando la rivoluzione è già scoppiata e divampa... È cosa molto più difficile - e molto più preziosa - sapere essere rivoluzionari quando non esistono ancora le condizioni per una lotta diretta, aperta, effettivamente di massa, effettivamente rivoluzionaria; saper propugnare gli interessi della rivoluzione (con la propaganda, con l'agitazione, con l'organizzazione) nelle istituzioni non rivoluzionare, sovente addirittura reazionarie, in un ambiente non rivoluzionario, fra una massa incapace di comprendere subito la necessità del metodo rivoluzionario di azione"     ☭    



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Goro e Gorino, non nel nome del polpolo italiano ma della reazione


25 Ottobre 2016
In due paesini del delta del Po, Goro e Gorino, alcuni abitanti (e probabilmente anche provocatori venuti da fuori) hanno messo in atto blocchi stradali per impedire l’arrivo di una decina di profughi con i loro figli inviati a titolo di accoglienza in quegli stessi paesi. Di fronte alle proteste e ai blocchi stradali di qualche decina di razzisti e di fascisti fagocitati al megafono da un tal Nicola Lodi noto leghista, polizia e carabinieri non hanno mosso un dito ed il Prefetto, capo del dipartimento immigrazione del Ministero degli Interni, Mario Morcone, epsrime soltanto rammarico organizzando i profughi al fine di raggiungere altra destinazione.
A giudicare dall’atteggiamento di polizia e carabinieri che non hanno rimosso i blocchi e del Prefetto che avrebbe dovuto dare l’ordine, i fascisti di Goro e di Gorino hanno in mano i due paesi. Le autorità competenti, tanto zelanti e inflessibili quando si tratta di sgomberare famiglie che occupano una casa o di far massacrare di manganellate operai e studenti in picchetti e manifestazioni, questa volta non si sono mosse, anzi, hanno addirittura fatto retromarcia subendo il colpo. Torna alla mente l’atteggiamento remissivo e permissivo dell’esercito regio al procedere della marcia su Roma di qualche migliaio di fascisti prima che il fascismo prendesse nelle proprie mani le redini di un Paese al collasso attanagliato da una gravissima crisi economica. Lo stesso esercito regio che, al contrario, prendeva a cannonate e a fucilate i contadini e gli operai che manifestavano contro le vessazioni dei padroni, la fame e le guerre.
Si, lo sapiamo, qualcuno potrebbe obbiettare che "Goro e Gorino non rappresentano l’intera nazione, sono piccole realtà territoriali che non fanno testo, esse rappresentano casi isolati e di poco conto" e che 6quot;non dobbiamo cedere all6rsquo;allarmismo gridando al lupo al lupo quando il lupo non c’é". Ma questi "figli della lupa" crescono in fretta ed anche grazie a quelli che obbiettano come sopra; mentre gli allarmisti, quelli veri e cioé quelli che cavalcano le paure delle masse spingendo poveri contro altri piú poveri, vengono tollerati ed in certi casi addirittura difesi in nome di una democrazia falsa ed ipocrita utile all’opportunista di turno. Se a Goro e Gorino, al posto di Forza Nuova e Lega, vi fossero stati i NO BORDER a sostenere le ragioni della libera circolazione delle persone, polizia a carabinieri avrebbero caricato immediatamente spaccando teste a destra e a manca con il bene placido delle Istituzioni competenti. Due piccoli comuni ostaggio di alcune decine di fascioleghisti forniscono l’immagine chiara del nostro Paese in piena mobilitazione reazionaria. Goro e Gorino sono "gocce nel mare, un mare fatto della stessa acqua marcia"che chiamano democrazia.

Redazione Aurora Proletaria





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Come si legge in 2000 pagine, cit., il manoscritto andò smarrito nei giorni dell'arresto di Gramsci e fu ritrovato da Camilla Ravera tra le carte che Gramsci abbandonò nell'abitazione di via Morgagni.
Il saggio fu pubblicato nel gennaio 1930 a Parigi nella rivista Stato Operaio, con una nota in cui è detto: «Lo scritto non è completo e probabilmente sarebbe stato ancora ritoccato dall'autore, qua e là. Lo riproduciamo senza alcuna correzione, come il migliore documento di un pensiero politico comunista, incomparabilmente profondo, forte, originale, ricco degli sviluppi piú ampi. ».




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Per un altro spunto (se ce ne fosse ancora bisogno) sulla questione elettorale borghese

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La legislazione comunista

Articolo apparso su L'Ordine nuovo anno II n.10 del 17 luglio 1920 a firma Caesar

Antonio Gramsci : Il Partito Comunista

Articolo non firmato, L’Ordine Nuovo, 4 settembre e 9 ottobre 1920.




Antonio Gramsci - Riformismo e lotta di classe

(l'Unità, 16 marzo 1926, anno 3, n. 64, articolo non firmato)




Antonio Gramsci : La funzione del riformismo in Italia

(l’Unità, 5 febbraio 1925, anno 2, n. 27, articolo non firmato)




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