☭    "Non è difficile essere rivoluzionari quando la rivoluzione è già scoppiata e divampa... È cosa molto più difficile - e molto più preziosa - sapere essere rivoluzionari quando non esistono ancora le condizioni per una lotta diretta, aperta, effettivamente di massa, effettivamente rivoluzionaria; saper propugnare gli interessi della rivoluzione (con la propaganda, con l'agitazione, con l'organizzazione) nelle istituzioni non rivoluzionare, sovente addirittura reazionarie, in un ambiente non rivoluzionario, fra una massa incapace di comprendere subito la necessità del metodo rivoluzionario di azione"     ☭    



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Pablo Neruda: CANTO A STALINGRADO


Il 31 gennaio 1943, dopo 163 giorni di lotta, il generale tedesco Friedrich Paulus viene catturato a Stalingrado. La sua VI armata è chiusa in una sacca, perduta. Il 2 febbraio 1943 gli ultimi nuclei tedeschi nella sacca settentrionale, nell'area delle grandi fabbriche, al comando del generale Karl Strecker, si arresero definitivamente. E' la svolta decisiva della Seconda Guerra Mondiale, e con essa, dell'intero Novecento. Onore all'Armata Rossa guidata dal compagno Stalin, che daStalingrado lanciò l'offensiva che nell'arco di due anni cancellerà dal mondo il Reich nazista.











Nella notte il contadino dorme, ma la mano
sveglia, affonda nelle tenebre e chiede all’aurora:
Alba, sole del mattino, luce del giorno che viene,
dimmi se ancora le mani più pure degli uomini
difendono la rocca dell’onore, dimmi aurora,
se l’acciaio sulla tua fronte rompe la sua forza,
se l’uomo rimane al suo posto, ed il tuono al suo posto,
dimmi, chiede il contadino, se la terra non ode
come cade il sangue degli eroiarrossati, nell’immensa notte terrestre,
dimmi se ancora sopra l’albero sta il cielo,
dimmi se ancora risuonano spari a Stalingrado.

E il marinaio in mezzo a mare tremendo
scruta le umide costellazioni,
e una ne cerca, la rossa stella della città ardente,
e scopre nel suo cuore quella stella che brucia,
e quella stella d’orgoglio le sue mani vogliono toccare,
quella stella di pianto creata dai suoi occhi.
Città, stella rossa, dicono il mare e l’uomo,
città, chiudi i tuoi raggi, chiudi le tue porte dure, chiudi città il tuo famoso lauro insanguinato,
e che la notte tremi con lo splendere cupo
dei tuoi occhi dietro un pianeta di spade.

E lo spagnolo ricorda Madrid e dice: sorella,
resisti, capitale della gloria, resisti:
dal suolo si alza tutto il sangue sparso
dalla Spagna, e per la Spagna si solleva nuovamente,
e lo spagnolo chiede, già contro il muro
delle fucilazioni, se Stalingrado vive;
e c’è nel carcere una catena di occhi neri
che bucano le pareti col tuo nome
e la Spagna si scuote col tuo sangue e i tuoi morti,
perché le offristi l’anima tua, Stalingrado,
quando partoriva la Spagna eroi come i tuoi.

Conosce la solitudine, la Spagna:
come oggi conosci la tua, Stalingrad.
La Spagna strappò la terra con le unghie
quando Parigi era bella più che mai.
La Spagna dissanguava il suo immenso albero di sangue
quando Londra, come Pedro Garfias ci racconta,
pettinava le sue aiuole, i suoi laghi di cigni.
br> Oggi di più conosci questo, forte vergine,
oggi, Russia, conosci di più la solitudine ed il freddo.
Mentre migliaia di obici squartano il tuo cuore,
mentre gli scorpioni con crimine e veleno
accorrono, Stalingrado, a mordere le tue viscere,
New York balla, Londra medita, e io dico “merde”
perché il mio cuore non resiste più
e i nostri cuorinon resistono più, non resistono,
in un mondo che lascia morire soli i suoi eroi.
Li lasciate soli? Ora verranno per voi.
Li lasciate soli?

Volete che la vita
precipiti alla tomba, e il sorriso degli uomini
sia cancellato dalla latrina e dal calvario?
Perché non rispondete?

Volete più morti sul fronte dell’Est
finché riempiano tutto il vostro cielo?
Ma allora non vi resta che l’inferno
Già si stanca di piccole prodezze
il mondo, dove al Madagascar i generali,
con eroismo, uccidono cinquantacinque scimmie.

Il mondo è stanco di congressi autunnali,
ancora con un ombrello a presidente.
Città, Stalingrado, non possiamo
giungere alle tua mura, siamo lontani.
Siamo i messicani, siamo gli araucani,
siamo i patagoni, siamo i guarnì,
siamo gli uruguaiani, siamo i cileni,
siamo milioni di uomini.
E abbiamo altra gente, per fortuna, nella famiglia,
ma non siamo ancora venuti a difenderti, madre.
Città, città di fuoco, resisti finché un giorno
arriveremo, indiani naufraghi, a toccare le tue muraglie
con un bacio di figli che speravano di tornare.
Stalingrado, non esiste un Secondo Fronte,
però non cadrai anche se il ferro ed il fuoco
ti mordono giorno e notte.

Anche se muori non morirai!

Perché gli uomini ora non hanno morte
e continuano a lottare anche quando sono caduti,
finché la vittoria sarà nelle tue mani,
anche se sono stanche, forate e morte,
perché altre mani rosse, quando le vostre cadono,
semineranno per il mondo le ossa dei tuoi eroi,
perché il tuo seme colmi tutta la terra.

[Pablo Neruda da “Poesia politica” Editora Austral – Chile, 1953]





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Antono Gramsci:Alcuni temi della quistione meridionale

Come si legge in 2000 pagine, cit., il manoscritto andò smarrito nei giorni dell'arresto di Gramsci e fu ritrovato da Camilla Ravera tra le carte che Gramsci abbandonò nell'abitazione di via Morgagni.
Il saggio fu pubblicato nel gennaio 1930 a Parigi nella rivista Stato Operaio, con una nota in cui è detto: «Lo scritto non è completo e probabilmente sarebbe stato ancora ritoccato dall'autore, qua e là. Lo riproduciamo senza alcuna correzione, come il migliore documento di un pensiero politico comunista, incomparabilmente profondo, forte, originale, ricco degli sviluppi piú ampi. ».




Questione elettorale borghese

Per un altro spunto (se ce ne fosse ancora bisogno) sulla questione elettorale borghese

Necessità di una preparazione ideologica di massa

di Antonio Gramsci , scritto nel maggio del 1925, pubblicato in Lo Stato operaio del marzo-aprile 1931. Introduzione al primo corso della scuola interna di partito




La legislazione comunista

Articolo apparso su L'Ordine nuovo anno II n.10 del 17 luglio 1920 a firma Caesar

Antonio Gramsci : Il Partito Comunista

Articolo non firmato, L’Ordine Nuovo, 4 settembre e 9 ottobre 1920.




Antonio Gramsci - Riformismo e lotta di classe

(l'Unità, 16 marzo 1926, anno 3, n. 64, articolo non firmato)




Antonio Gramsci : La funzione del riformismo in Italia

(l’Unità, 5 febbraio 1925, anno 2, n. 27, articolo non firmato)




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