Cenni Storici
ENVER HOXHA,
ESEMPIO DI LOTTA PER IL COMUNISMO!
Il 16 ottobre 1908, nasceva a Gjirokaster uno dei più prestigiosi capi del proletariato del secolo scorso: Enver Hoxha, fondatore e segretario del C.C. del Partito del Lavoro di Albania.
Più passano gli anni e più l’importanza della figura e dell’opera del compagno Enver Hoxha si delineano in tutta la loro rilevanza. E’ difficile esporre questo o quell’elemento del suo lavoro, questa o quella battaglia di classe che diresse per far avanzare la rivoluzione nel suo paese e nel mondo intero, senza scadere nella parzialità.
Enver fu allo stesso tempo il fondatore del glorioso Partito del Lavoro d’Albania (PLA) ed il pioniere del Socialismo nel suo paese, il valoroso combattente antifascista ed il più implacabile nemico del revisionismo in tutte le sue forme moderne, il dirigente apprezzato della classe operaia e del popolo albanese ed il sostenitore convinto della causa del proletariato rivoluzionario internazionale. Nella sua lunga vita politica ha riunito in se le qualità di capo politico, scrittore, comandante militare, diplomatico, economista.
Noi comunisti italiani, che dalle vicende della lotta di classe traiamo insegnamenti preziosi per la nostra teoria e la nostra pratica rivoluzionaria, vogliamo non solo rendere omaggio alla figura di questo grande dirigente comunista albanese, ma soprattutto apprezzare l’importanza che ha avuto per la causa del socialismo e del comunismo, andando a cogliere alcuni aspetti, che riteniamo fondamentali e di grande attualità, del suo pensiero e della sua opera.
Sebbene generati dalla lotta di un piccolo popolo gli insegnamenti e l’opera di Enver Hoxha hanno un grande significato internazionale, non ancora del tutto compreso dal movimento comunista, in particolare dalle giovani generazioni di comunisti.
La seconda metà del Novecento è stato uno dei periodi storici più complessi e difficili nella lotta fra le classi, un periodo di profonde trasformazioni nei rapporti di forza internazionali, dal momento che dapprima si creò - grazie alla direzione leninista di Stalin - una situazione favorevole al socialismo, e successivamente si verificò un capovolgimento di posizioni a favore dell’imperialismo.
In questo arco di tempo il socialismo, che era avanzato in un terzo del globo, è stato transitoriamente sconfitto. Si è verificato il crollo del vecchio sistema colonialista, ma è sorto il nuovo sistema neocolonialista, addirittura più sfruttatore ed opprimente del primo. Si è realizzata la rivoluzione tecnico-scientifica che ha dato un impulso potente allo sviluppo delle forze produttive, ed insieme con essa si è approfondita la crisi generale del capitalismo sotto ogni aspetto. E’ stato il periodo del rafforzamento e dell’espansione dell’imperialismo USA, ma anche dell’inizio della sua decadenza storica; il periodo della risalita di altri paesi e blocchi capitalistici, come quello europeo; il periodo che ha visto dapprima la restaurazione dei rapporti capitalistici di produzione ed in seguito il crollo del socialimperialismo sovietico, così come l’ascesa del socialimperialismo cinese.
Tutti questi mutamenti sono stati accompagnati dalla diffusione di un grande caos ideologico e politico, da divisioni e sbandamenti nelle fila del movimento comunista ed operaio, dall’affermarsi di teorie borghesi e revisioniste sull’inutilità della rivoluzione, sulla sparizione della classe operaia, sulla coesistenza pacifica fra capitalismo e socialismo, sulla democratizzazione della società capitalistica, sulla “fine della storia”, ecc.
Tali teorie in realtà hanno avuto un solo scopo: mettere in dubbio dapprima, e rigettare completamente poi, le analisi e le conclusioni della teoria marxista-leninista. Infatti, la borghesia è sempre stata consapevole che senza teoria rivoluzionaria non c’è movimento rivoluzionario, che senza il Partito che esprime la coscienza di classe il proletariato sarebbe stato sconfitto e privato di prospettive.
Nel momento della storia in cui il revisionismo, lo sbandamento, le manovre diversive ed il tradimento più vergognoso erano divenuti l’andazzo quotidiano, in cui tutto sembrava andare a rotoli per il movimento comunista, è emersa a livello internazionale la figura di Enver Hoxha, quale grande rivoluzionario e combattente per il socialismo, dirigente del movimento comunista che per tutta la sua vita è rimasto fedele al marxismo-leninismo, alla sua essenza proletaria.
Molteplici sono i suoi meriti. Nell’occasione del 100° anniversario della sua nascita ne vogliamo ricordare solo alcuni, quelli che riteniamo importante trasmettere ai giovani comunisti (con la raccomandazione di studiare le opere di Enver Hoxha).
1) La fondazione del partito
Per noi comunisti impegnati nel difficile percorso di ricostruzione del partito comunista ha un significato speciale ricordare che Enver Hoxha fu tra i fondatori del Partito Comunista (poi Partito del Lavoro) d’Albania, che diresse per quasi cinquanta anni.
La fondazione del PLA fu essenzialmente il risultato della fusione dei vari gruppi comunisti operanti in Albania in un solo partito rivoluzionario della classe operaia.
In questo processo Enver Hoxha ebbe un ruolo fondamentale, continuando e portando a termine l’opera di compagni come Ali Kelmendi, che negli anni precedenti era stato inviato in Albania dal Comintern per organizzare il movimento comunista.
Senza ombra di dubbio Enver fu il primo fra i comunisti albanesi che, nelle condizioni create dall’occupazione fascista e dell’attacco della Germania nazista contro l’URSS, si rese conto dell’assoluta necessità di creare il Partito Comunista. Perciò si dedicò con tutte le sue energie per risolvere la questione dell’unione dei gruppi e della formazione del partito su giuste basi.
L’attuazione di questo compito non fu cosa facile: per elaborare una comune linea per la lotta di liberazione dal fascismo bisognava superare grandi ostacoli al fine di eliminare le divergenze e la scissione, che erano mantenute soprattutto dai dirigenti dei gruppi comunisti.
Enver Hoxha comprese che la via da seguire non era quella degli sterili colloqui fra i “capi”. Questa vecchia linea non portava altro che a compromessi di stampo socialdemocratico, all’eclettismo, in cui i gruppi rimanevano di fatto separati, conservando ognuno la propria organizzazione, i propri punti di vista e gli elementi trozkisti ed antimarxisti al proprio interno.
Fu nella lotta contro gli occupanti nazifascisti che si operò una svolta nel movimento comunista. Enver Hoxha si dedicò con la massima energia all’organizzazione della resistenza popolare e fu inviato dal Gruppo Comunista di Korce a Tirana per allargare su solide basi l’attività del gruppo. Qui svolse un eccellente opera di chiarimento e di organizzazione, rafforzando i contatti con altri membri dei gruppi comunisti, fra cui Qemal Stafa (assassinato nel ’42 dai fascisti italiani) e Vasil Shanto del Gruppo di Shkoder, che volevano sinceramente l’unificazione del movimento comunista. Grazie alla sua attività fu possibile un accordo fra i gruppi sulla loro fusione in un solo partito, preceduta da una serie di azioni antifasciste.
La Riunione di dei Gruppi Comunisti fu tenuta a Tirana nel novembre 1941. In questa riunione fu presa la storica decisione di realizzare la fusione dei gruppi e di fondare il Partito Comunista d’Albania, sulla base del movimento comunista, operaio e della gioventù studentesca. Alla direzione del partito fu eletto un Comitato Centrale (C.C.) di 7 membri, con Enver Hoxha alla sua direzione. La riunione, tra le altre cose, condannò le concezioni socialdemocratiche, trozkiste ed anarchiche e stabilì che la teoria d’avanguardia del partito doveva essere il marxismo-leninismo. Trasferì al C.C. tutti i collegamenti esistenti fra le direzioni dei gruppi comunisti ed i loro membri, applicando unicamente le norme stabilite in base al principio del centralismo democratico. Deliberò di creare nuove cellule, prendendo in esame caso per caso gli aderenti dei vecchi gruppi (ne furono ammessi circa 200, soprattutto operai, artigiani ed intellettuali), nonché di costituire i comitati regionali. Stabilì le norme per i nuovi aderenti e quelle per la vigilanza rivoluzionaria. Indicò la via da seguire per stabilire solidi legami con le masse popolari, rivolgendosi al popolo albanese con un appello alla lotta per la liberazione nazionale. Collegò la lotta di liberazione nazionale con la grande guerra antifascista mondiale, mettendo in risalto il ruolo dell’URSS, e raccomandando di sviluppare la collaborazione fra i popoli balcanici nella lotta antifascista.
La creazione dl partito su salde basi ideologiche ed organizzative marxiste-leniniste fu il primo passo. Enver Hoxha spronò subito il partito a mettersi alla testa delle masse e della loro lotta, definendo un programma chiaro e scientifico, rispondente alla situazione concreta ed alle esigenze popolari, dando l’esempio della determinazione e del coraggio dei comunisti per l’attuazione del programma, affermando in tal modo il suo ruolo di dirigente apprezzato e capace, assieme alla parte più rivoluzionaria e coerentemente marxista-leninista del PLA.
Quella decisione presa nell’oscuro novembre del 1941 fu l’atto che determinò tutta la serie degli avvenimenti successivi, dalla lotta per la liberazione del paese al trionfo della rivoluzione, dal cammino per l’edificazione del socialismo, alla difesa del marxismo-leninismo contro il revisionismo.
2) L’edificazione del socialismo
La realtà odierna dimostra senza ombra di dubbio che l’attuale ordinamento sociale borghese, fondato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione è storicamente superato. La questione del passaggio ad un ordinamento sociale diverso e superiore per uscire dalla crisi generale in cui la borghesia ha gettato l’umanità, la lotta per la conquista del potere politico per cacciare il pugno di ricchi e parassiti che dominano sulla stragrande maggiora dei lavoratori, per assicurare la costruzione di una nuova società non più basata sullo sfruttamento e l’oppressione delle masse, è la questione fondamentale che sta davanti ad ogni lotta, ad ogni protesta, ad ogni movimento che sorge dalle contraddizioni generate dal mondo capitalista.
Enver Hoxha come dirigente comunista di tipo nuovo, genuino rappresentante degli interessi della classe operaia, ha dedicato tutta la sua vita a questa causa, dirigendo grandi battaglie: dapprima quella della lotta di liberazione che liberò il paese dal nazifascismo (l’Albania fu l’unico paese occupato dal fascismo che si liberò con le proprie forze organizzate nell’ELNA, di cui Enver Hoxha ne era Comandante Generale) e fece crollare il vecchio mondo feudale; successivamente quella dell’edificazione della società socialista, nelle condizioni della dittatura del proletariato.
I grandi risultati raggiunti in ogni campo, economico, sociale, politico, scientifico, culturale, etc. grazie alla lotta guidata da Enver Hoxha stanno a testimoniare storicamente due cose fondamentali.
In primo luogo, che anche per i paesi arretrati, non industrializzati, è possibile uscire dalle tenebre della vecchia società feudale e passare al socialismo, trasformando la rivoluzione democratica antimperialista in rivoluzione socialista senza soluzioni di continuità e senza connubi con la borghesia.
La prima tappa della rivoluzione (che si concluse con la liberazione del paese) preparò così le condizioni per l’inizio immediato della seconda tappa, che portò fino in fondo le riforme democratiche come premessa per la realizzazione dei compiti socialisti.
Con l’adozione della Costituzione, nel marzo 1946, fu portato a compimento il processo di organizzazione politica del sistema di democrazia popolare come Stato di dittatura del proletariato.
Certamente le condizioni specifiche dell’Albania, la profonda differenziazione sociale che si era creata sotto il tallone fascista, la debolezza dei partiti borghesi, il fatto che la piccola e media borghesia parteciparono alla lotta di liberazione senza il tramite di alcun proprio partito, il ruolo di direzione esclusiva del partito comunista ed il principale fattore esterno – la vittoria dell’Unione Sovietica contro il fascismo - agevolarono questo compito.
Ma senza la fermezza del compagno Enver Hoxha, che combatte e sbaragliò ad un tempo i nemici esterni e i collaborazionisti interni, indicando e dimostrando che lo stato socialista poteva nascere direttamente anche da una guerra di liberazione nazionale, questo risultato – che costituisce storicamente un originale inedito nella pratica e nella teoria rivoluzionaria - non sarebbe stato conquistato.
In secondo luogo, l’Albania socialista guidata da Enver Hoxha ha dimostrato per oltre 40 anni che perfino un piccolo paese, contando essenzialmente sulle proprie forze è in grado di costruire con successo il socialismo nelle condizioni di blocco e accerchiamento capitalista. Questo esempio storico ha un’importanza enorme.
Basti pensare al fatto che dalla metà degli anni ’50 il moderno revisionismo, sotto il pretesto di “nuovi fenomeni e sviluppi”, deviava dal socialismo e restaurava il capitalismo, causando così un’interruzione di portata storica nella marcia dell’umanità verso il comunismo, mentre i genuini comunisti sotto la guida di Enver Hoxha, decidevano di continuare la costruzione del socialismo in condizioni difficilissime, in risoluta opposizione all’imperialismo americano, al socialimperialismo sovietico ed alla reazione mondiale. Enver Hoxha ed il PLA, alla testa del popolo albanese, per trenta anni resistettero alle pressioni politiche ed ai blocchi economici, sgominarono i tentativi della reazione, resistettero ad ogni tempesta portando avanti l’industrializzazione del paese, la collettivizzazione e la modernizzazione dell’agricoltura. Soltanto chi applicava coerentemente i principi marxisti-leninisti sullo stato di dittatura del proletariato e sulla democrazia socialista, sul ruolo guida esclusivo del partito della classe operaia e sulla necessità della lotta di classe, poteva intraprendere questo compito. E fino a quando la direzione portò avanti coerentemente la linea e gli insegnamenti di Enver Hoxha, l’edificazione del socialismo in Albania proseguì sicura e senza soste.
3) La lotta al moderno revisionismo
I grandi meriti di Enver Hoxha non possono essere “ridotti” alla edificazione del socialismo in Albania ed al fatto di non aver permesso, finché visse, l’entrata del revisionismo ed il saccheggio imperialista nel suo paese. La sua lotta per il comunismo, contro i nemici della classe operaia e dei popoli non ha certo una dimensione nazionale, ma deve essere compresa e valutata su scala mondiale.
Il compagno Enver Hoxha ha guidato con saggezza e coraggio la lotta contro il moderno revisionismo in un periodo in cui partiti e stati “socialisti” cambiavano strada dalla mattina alla sera, in cui le correnti socialdemocratiche soffocavano il movimento comunista ed operaio internazionale. Il grande rivoluzionario albanese fu tra i primi dirigenti comunisti che comprese insegnamenti e conclusioni di grande valore teorico-pratico dalla tragedia avvenuta negli altri paesi. E fu tra i più decisi a levarsi implacabilmente contro i traditori ed i voltagabbana, contro tutti i revisionisti e gli anticomunisti, in difesa dell’intera opera di Stalin.
Il suo discorso pronunciato a nome del CC del PLA alla conferenza degli 81 partiti comunisti e operai a Mosca il 16 novembre 1960, con il quale si diede avvio alla lotta aperta contro l’attività disgregatrice ed antimarxista della direzione sovietica con alla testa Krusciov, in difesa del marxismo-leninismo e della causa del socialismo, è una testimonianza storica di inestimabile valore per tutti i sinceri comunisti.
Possiamo ben dire che non c’è stata corrente o tendenza revisionista ed opportunista che dal dopoguerra alla metà degli anni ottanta non sia stata smascherata, denunciata e criticata a fondo da Enver Hoxha: dal revisionismo di Browder (segretario del P.C. degli USA) a quello della direzione jugoslava, dal krusciovismo, al “maotsetung pensiero”, dall’eurocomunismo alle altre concezioni borghesi e piccolo-borghesi.
L’intero arsenale delle teorie e delle pratiche antimarxiste ed antileniniste è stato demolito pezzo a pezzo da Hoxha, che ha dimostrato come l’ideologia revisionista e l’opportunismo politico andavano a braccetto, ponendosi entrambi al servizio della borghesia e del capitalismo.
Nel corso degli anni i revisionisti avevano creato un’enorme confusione non solo a proposito della questione dell’imperialismo e della rivoluzione, ma anche sulla questione del socialismo, diffondendo ogni sorta di concezioni e modelli antimarxisti, come il “socialismo autogestito”, il “socialismo democratico e pluralista”, il “socialismo reale”, il “socialismo di mercato” e così via.
Lo scompiglio aumentava sempre di più perché i revisionisti presentavano il ripristino del capitalismo nei loro paesi come uno sviluppo ed un perfezionamento del socialismo, mentre la propaganda borghese ha sempre presentato il fallimento del revisionismo come la prova del fallimento del socialismo nel suo complesso.
Senza ombra di dubbio non era facile schierarsi contro queste posizioni, dire “stop!” ai tradimenti più infami, resistere di fronte alla inaudita pressione dell’imperialismo e difendere a spada tratta il socialismo proletario. Eppure per oltre trenta anni Enver ha tenuto alta e portata avanti la bandiera del marxismo-leninismo, conducendo una lotta senza quartiere contro l’imperialismo ed il revisionismo non da posizioni nazionalistiche o per gretti interessi, ma sempre a partire da solide e coerenti posizioni di principio e internazionaliste.
Questo fatto costituisce una delle pagine più luminose della storia del movimento comunista.
È importante sottolineare che alla base del pensiero e dell’opera di Enver Hoxha non c’erano gli interessi contingenti o una visione parziale degli avvenimenti. C’erano i grandi problemi del nostro tempo, i principi e le conclusioni fondamentali della scienza della rivoluzione, le questioni centrali della strategia e della tattica dei comunisti, la lotta senza quartiere all’imperialismo, il ruolo della classe operaia.
Enver Hoxha non solo ha strappato la maschera al revisionismo di fronte all’intero movimento comunista mondiale, non solo ha denunciato senza pietà la propaganda anticomunista, ma ha anche indicato quale doveva essere la via che la classe operaia ed i popoli devono seguire. Egli ha dimostrato, infatti, che quanto avveniva non era che uno zig-zag nel lungo cammino della rivoluzione, le cui prospettive non erano assolutamente precluse. La rivoluzione socialista pertanto rimaneva all’ordine del giorno, non come una vaga aspirazione, bensì come questione posta sul tappeto dallo sviluppo stesso delle contraddizioni proprie della nostra epoca. Una questione che andava risolta nella pratica rafforzando la lotta di classe, con la certezza della vittoria finale.
Questa lotta ha un’eccezionale importanza, che oggi appare ancor più chiaramente, per tutto il movimento comunista, rivoluzionario e di liberazione mondiale. L’analisi scientifica condotta da Enver Hoxha sulle origini e le cause del moderno revisionismo (quelle oggettive: l’enorme pressione esercitata dall’imperialismo sui paesi socialisti, sulla classe operaia e sui partiti comunisti dall’esterno e dall’interno; quelle soggettive: concezioni, tradizioni e costumi borghesi ereditati, sottovalutazione del ruolo della coscienza, teoria della spontaneità, economicismo, degenerazione della sovrastruttura socialista, etc.), la chiara definizione della sua natura e delle sue basi sociali (essenzialmente l’aristocrazia operaia e la piccola borghesia), del suo ruolo controrivoluzionario e dei suoi inseparabili legami con l’imperialismo, nonché la lucida denuncia delle numerose correnti e varianti tattiche del revisionismo in campo teorico e pratico, costituiscono splendidi esempi di difesa e di sviluppo creativo della teoria rivoluzionaria del proletariato, sono una fonte di inesauribile ispirazione e di insegnamenti per portare avanti questa lotta.
4) La denuncia dell’imperialismo e della politica aggressiva delle superpotenze
Uno dei problemi cruciali sorti nel secondo dopoguerra era quello di comprovare che i temporanei mutamenti nel rapporto di forza fra le classi, i nuovi fenomeni e processi manifestatisi nei paesi capitalisti, le ulteriori espressioni del capitalismo monopolista, la creazione degli organismi sovranazionali, ecc. non rinnegavano il marxismo-leninismo, ma confermavano la giustezza delle sue conclusioni. Sulla base dei suoi principi fondamentali era possibile compiere una giusta analisi di tutti i cambiamenti intervenuti e giungere a conclusioni esatte e scientifiche.
Fu proprio questo compito difficile e di storica importanza che Enver Hoxha riuscì ad assolvere, approfondendo e sviluppando le analisi e le conclusioni dei classici del comunismo, aiutando le forze rivoluzionarie ed i popoli ad orientarsi correttamente nella lotta contro l’imperialismo.
Enver Hoxha fu il dirigente comunista che criticò e denunciò le tesi sul preteso cambio di obiettivi del proletariato come conseguenza della rivoluzione tecnico-scientifica, che smascherò e demolì le tesi sul cambiamento della natura del capitalismo monopolista, sulla “fine delle crisi” negli anni sessanta, sulla tendenza “pacifica” dell’imperialismo negli anni settanta e ottanta dello scorso secolo, difendendo la giustezza della teoria leninista dell’imperialismo, analizzando e denunciando le nuove forme che assumeva il capitale finanziario.
Generalizzando una moltitudine di fenomeni e di fatti nuovi egli spiegò che l’imperialismo non aveva per nulla mutato la sua natura, che i caratteri rilevati da Lenin non erano scomparsi bensì si erano fatti più profondi ed essenziali, e di conseguenza rimanevano valide le sue conclusioni.
L’imperialismo non poteva dunque dar vita ad una società “diversa”, ad un capitalismo “ringiovanito” e senza più crisi. Altro non era che il sistema capitalistico che ha raggiunto il suo stadio più elevato e conclusivo, trasformandosi in capitalismo parassitario e aggressivo, ed al tempo stesso vigilia della rivoluzione proletaria.
Su tali basi Enver ha sempre combattuto chiunque predicava la conciliazione di classe ed ha continuamente difeso la prospettiva della rottura rivoluzionaria e del Socialismo, unica via di salvezza dalla schiavitù e dalla barbarie capitalista ed imperialista.
Queste concezioni orientavano la sua denuncia della politica aggressiva, egemonica, bellicista delle due superpotenze imperialiste della sua epoca: gli USA, principale baluardo del sistema borghese-imperialista, e l’URSS revisionista, che dietro la maschera della “coesistenza pacifica”, della “distensione” e del “bipolarismo” seguiva una politica egemonica ed espansionistica, aggressiva, contraria agli interessi del proletariato e dei popoli.
Altrettanto chiara, agli occhi di Enver Hoxha, era la strategia seguita dai paesi imperialisti dell’Europa Occidentale e dei loro monopoli, che per competere sul mercato capitalistico e contrastare i loro concorrenti miravano a costruire – come possiamo ben vedere oggi – una superpotenza europea economica, politica ed anche militare.
Anche l’aver compreso gli errori teorici e politici del conciliatorismo maoista, la successiva trasformazione della Cina in grande potenza capitalista e la sua strategia di penetrazione nei paesi del “terzo mondo”, è uno dei grandi meriti del compagno Enver.
Possiamo ben dire che Enver Hoxha si è battuto come nessun altro dirigente comunista contro l’imperialismo americano, il socialimperialismo sovietico, il revisionismo moderno e la reazione mondiale.
5) L’analisi della degenerazione del revisionismo al potere
Un aspetto di straordinaria importanza della battaglia ideologica e politica svolta da Enver Hoxha è stata la lucida e spietata analisi svolta per dimostrare la restaurazione dei rapporti capitalistici di produzione e di scambio in URSS, avvenuta dopo la morte di Stalin.
Enver Hoxha, sulla base della teoria leninista, ha potentemente contribuito a dimostrare il carattere socialimperialista della formazione economico-sociale sovietica dagli anni settanta in poi. E’ stata proprio la capacità di utilizzare la categoria di imperialismo, di approfondirla, riconoscendo nella base economica interna dell’URSS i tratti del capitalismo monopolistico (cioè di quel capitalismo parassitario ed agonizzante), che rende preziosa la sua opera “Imperialismo e Rivoluzione”.
Grazie a questa interpretazione Enver Hoxha riuscì a sempre a cogliere sia gli specifici rapporti sociali e di produzione che erano dominanti nell’URSS, sia la radice economica dell’egemonismo sovietico sul piano internazionale.
In modo particolare il compagno Enver non ha mai smesso di portare avanti una battaglia di principio per attaccare la politica aggressiva ed espansionistica, in taluni casi neocolonialista, di Krusciov, Breznev e seguaci; per evidenziare il ruolo di freno svolto nei confronti delle lotte rivoluzionarie dei popoli e dei movimenti di liberazione delle nazioni oppresse (spesso svolto strumentalizzando e sfruttando a propri fini tali lotte e movimenti); per contrastare l’affossamento dell’internazionalismo proletario e lo sviluppo di una politica fatta di intrighi e manovre fra superpotenze; per spezzare il tentativo di mantenimento o inclusione forzata di paesi nella sfera d’influenza della cricca revisionista; per opporsi alla spartizione del mondo compiuta in accordo o in antagonismo, com’è norma fra briganti, con l’imperialismo USA.
Enver Hoxha aveva ben chiaro che il processo di restaurazione del capitalismo era un potente fattore di appoggio dell’imperialismo, che andava a favore della strategia globale dell’imperialismo, in particolar modo quello statunitense. Aveva ben chiaro che non era possibile un “ruolo antimperialista” dell’URSS revisionista, e che pertanto bisognava combattere come si deve il revisionismo, poiché se non si fa questo non si può nemmeno combattere l’imperialismo.
6) La concezione della transizione al comunismo
Il PLA con alla testa Enver Hoxha comprendeva che la transizione dal capitalismo al comunismo é una grande tappa storica, che non può essere risolta in pochi decenni, che vede vittorie e sconfitte, avanzate e ritirate.
Per capire meglio questo approccio bisogna considerare che a partire dalla vittoria della Rivoluzione d’Ottobre fino agli anni sessanta predominò nel movimento comunista un punto di vista secondo cui per “periodo di transizione” si intendeva soltanto il passaggio dal capitalismo al socialismo. Tale periodo era presentato generalmente come relativamente breve, e la sua durata si concludeva con la costruzione della base economica del socialismo.
La viva esperienza rivoluzionaria aveva invece convinto Enver Hoxha che la nozione di periodo di transizione doveva essere usata in un duplice senso: uno più ristretto, che comprende il passaggio dal capitalismo al socialismo; ed uno più largo, che comprende il passaggio dal capitalismo al comunismo.
Il restringimento del limite storico di estensione di questo periodo, il ridurlo al solo periodo di passaggio dal capitalismo alla creazione dei rapporti di produzione socialisti, poteva infatti comportare conseguenze molto pericolose per la rivoluzione socialista e la costruzione del socialismo.
Accettando soltanto la nozione ristretta di periodo di transizione, i revisionisti sovietici cercavano, infatti, di riempirla di un contenuto che serve a spianare la strada alla controrivoluzione pacifica, alla restaurazione del capitalismo. Ad es. essi affermavano che, dopo il periodo di transizione dal capitalismo al socialismo, la società socialista poteva essere considerata come garantita in modo assoluto. Di conseguenza, anche la questione della lotta fra via capitalista e via socialista di sviluppo era considerata come risolta una volta per tutte. Perciò, dicevano, nel nuovo ordinamento economico-sociale la lotta di classe doveva cessare, e si poteva cercare la conciliazione con l’imperialismo, dal momento che l’URSS non poteva mai cessare di essere un paese socialista.
Di fronte a queste tesi revisioniste, Enver Hoxha, basandosi particolarmente sulle opere di Marx e sull’esperienza delle rivoluzioni socialiste, giunse alla conclusione che il periodo di transizione, comprendeva tutto il periodo storico di passaggio dal capitalismo al comunismo. Tutto questo periodo è accompagnato da una risoluta e accanita lotta di classe tra la via capitalistica e la via socialista di sviluppo che ha per fine di garantire lo sviluppo del socialismo verso il comunismo.
La lotta di classe resta dunque una delle principali forze motrici della società per tutto il periodo di transizione al comunismo. Essa prosegue ininterrottamente su tutti i campi del fronte interno (politico, economico, ideologico), in modo obiettivamente aspro, non lineare, a ondate, e si svolge intrecciata con la lotta di classe sul fronte esterno, essendo basata sulla contraddizione antagonista fra socialismo e imperialismo.
La storia ha dimostrato che questo è il modo giusto di comprendere tale questione, evitando di cadere nell’opportunismo. Finché la contraddizione fondamentale tra via socialista e via capitalista, fra borghesia e proletariato, non viene risolta in tutti i campi, compreso quello ideologico, non si può considerare completa e definitiva la vittoria del socialismo.
Conclusione
Enver Hoxha quale figura di dirigente rivoluzionario ha avuto una funzione altamente positiva ed occupa un posto di rilievo nella storia del movimento comunista ed operaio.
Senza dubbio egli è stato il più grande dirigente comunista nel periodo della lotta contro il moderno revisionismo e la restaurazione del capitalismo. Ed oggi rappresenta un punto di riferimento indispensabile e sicuro per tutti i veri comunisti, una bussola su cui orientarsi nel groviglio ideologico, una fonte di ottimismo, di fiducia per le forze marxiste-leniniste di tutti i continenti.
In generale possiamo affermare che se durante l’intero periodo di egemonia revisionista la piattaforma teorico-pratica del marxismo-leninismo è riuscita a sopravvivere, senza seri rovesci e danneggiamenti, ciò è dovuto in gran parte all’opera ed al pensiero di Enver Hoxha che l’ha difesa in modo sincero e disinteressato. Questo fatto non può essere negato in alcun modo e non può essere dimenticato.
Senza il grande contributo offerto da Enver Hoxha, senza la sua assoluta fedeltà al marxismo-leninismo, oggi le forze comuniste e rivoluzionarie non avrebbero potuto indirizzarsi correttamente, sarebbero sicuramente più indietro e non sarebbero riuscite a fare strada nella tremenda confusione creata dal revisionismo e dall’imperialismo.
Gli insegnamenti che ci ha lasciato Enver Hoxha, scritti con la semplicità che lo contraddistingueva, sono dunque una pietra di paragone per distinguere gli autentici comunisti dai controrivoluzionari e dai rinnegati. Il coraggio di coerente marxista-leninista, l’ortodossia e l’ottimismo rivoluzionario del compagno Enver ci devono ispirare nella lotta di tutti i giorni. Per questo ci piace concludere il nostro breve e parziale contributo con le sue parole: “L’epoca delle rivoluzioni proletarie è appena cominciata. L’ avvento del socialismo rappresenta una necessità storica, che deriva dallo sviluppo oggettivo della società. Ciò è inevitabile. Le controrivoluzioni avvenute finora, come pure gli ostacoli che sorgono, possono prolungare un po’ l’esistenza al vecchio sistema di sfruttamento, ma non hanno la forza di impedire la marcia della società umana verso il suo futuro socialista” (da: “L’eurocomunismo è anticomunismo”).