Cenni Storici
Cuba 26 Luglio 1953
Il 26 luglio 1953 , un piccolo esercito armato di 131 uomini guidati da Fidel Castro assalta la caserma Moncada di Cuba, nel tentativo insurrezionale contro il regime del dittatore , imposto dagli Stati Uniti per tenere Cuba sotto il proprio dominio economico e militare, Fulgencio Batista.
Il Movimento 26 Luglio, movimento rivoluzionario per la rivoluzione socialista a Cuba, guidato da Fidel Castro, Ernesto “Che” Guevara , Camilo Cienfuegos e altri valorosi combattenti, prende il nome proprio dall’assalto fallito alla caserma Moncada il 26 luglio del ’53, assalto con cui Castro e i suoi 131 seguaci avrebbero voluto conquistare una delle principali caserme dell’esercito cubano e, da lì, chiamare l’insurrezione in tutto il Paese.
Nel Manifesto n° 1 al Popolo di Cuba (8 agosto 1955), redatto da Fidel Castro, si definiscono gli obiettivi e la struttura dell’organizzazione:
"Il 26 Luglio si costituisce senza odio nei confronti di nessuno. Non è un partito politico, ma un movimento rivoluzionario; le sue fila saranno aperte a tutti i cubani che desiderano sinceramente ristabilire la democrazia politica a Cuba e instaurare la giustizia sociale.
La sua direzione è collegiale e segreta, formata da uomini nuovi fortemente determinati, che non hanno compromessi con il passato; la sua struttura è funzionale: nei suoi gruppi di lotta, nei suoi quadri giovanili, nelle sue cellule segrete operaie, nella sua organizzazione femminile, nella sua sezione economica e nel suo apparato dedito alla propaganda clandestina, potranno arruolarsi giovani e anziani, uomini e donne, operai e contadini, studenti e professionisti; non perché tutti impugnino un’arma, giacché non saranno sufficienti per armare ciascuno di quelli che vorrà dare la propria vita in questa lotta, ma sarà affidato loro un compito secondo le rispettive forze, contribuendo economicamente, distribuendo proclami, o abbandonando il lavoro in un gesto di solidarietà e di sostegno ai lavoratori, quando le trombe della Rivoluzione chiameranno alla lotta; perché questa dovrà essere, più di ogni altra cosa, una Rivoluzione del Popolo, con il sangue del popolo e con il sudore del popolo".
Furono raccolti dei fondi, Fidel Castro impegnò persino il suo unico cappotto, affinché potessero essere stampati nella capitale messicana circa duemila esemplari di questo documento, che inviarono poi a Cuba, per la loro diffusione in tutto il paese.
Il 10 dicembre, poche ore prima di far ritorno in Messico, Fidel Castro firmò a Nassau, alle Isole Bahamas, il Manifesto n° 2 al Popolo di Cuba – stampato come il precedente in Messico – nel quale si dichiara:
"…I massacri di operai, gli scontri tra studenti e polizia nelle vie cittadine, la crescente crisi economica con la sequela di fame e miseria… gli uomini scomparsi senza lasciare traccia, le quotidiane malversazioni, i crimini impuniti… dimostrano che al paese non rimane altra via che la Rivoluzione. A coloro che fino a oggi hanno sostenuto altre tesi, non resta ora che seguire due vie: o si piegano al regime, o si uniscono alla Rivoluzione…".
La Rivoluzione trionferà , l'8 gennaio 1959,Fidel Castro raggiunse l'Avana ed entrò trionfalmente in città mostrandosi alla folla su una jeep con la barba lunga e una divisa militare verde oliva. Aveva finalmente vinto la sua rivoluzione, sottraendo Cuba a Fulgencio Batista e all'imperialismo Americano.
Il 6 agosto del 1960 il nuovo governo scelse la politica della nazionalizzazione di tutte le proprietà straniere sull'isola. Gli Stati Uniti risposero imponendo un embargo commerciale su Cuba.
Ci furono vari tentativi nordamericani di rovesciare illegalmente il nuovo governo, assumendo come "dittatura" la presidenza di Castro. Il più famoso fu il fallito tentativo di invasione con lo Sbarco nella Baia dei Porci.
Redazione Aurora Proletaria